Cassazione penale Sez. V sentenza n. 32960 del 24 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:32960PEN

Massima

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Il giudice di appello, dopo aver escluso una circostanza aggravante o riconosciuto un'ulteriore circostanza attenuante in accoglimento dei motivi proposti dall'imputato, può confermare la pena applicata in primo grado, ribadendo il giudizio di equivalenza tra le circostanze, purché tale giudizio sia accompagnato da adeguata motivazione che faccia riferimento agli elementi rilevanti per la commisurazione della pena, come i precedenti penali dell'imputato, le condanne riportate anche successivamente al reato oggetto del procedimento e le residue circostanze aggravanti. Tale giudizio di equivalenza è soggetto alla sola verifica di adeguatezza della motivazione ai sensi dell'art. 606, comma 1, lett. e) c.p.p. e non viola il divieto di reformatio in pejus, in quanto il giudice di appello non aumenta la pena, ma si limita a confermare il trattamento sanzionatorio e il giudizio di comparazione operato dal primo giudice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriele - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 4574/2010 CORTE APPELLO di TORINO, del 22/05/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 26/05/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GABRIELE POSITANO;

Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dr. ((omissis)), ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il difensore di (OMISSIS) propone ricorso per cassazione contro la sente…

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