Il diniego di permesso di costruire in sanatoria è legittimo quando l'intervento edilizio realizzato non rispetta i requisiti minimi di altezza previsti dalla normativa edilizia, anche calcolati con il criterio della media ponderata, in quanto trattasi di requisito vincolante che non ammette deroghe. L'obbligo di astensione del funzionario pubblico, previsto dall'art. 7 del d.P.R. n. 62/2013, non opera per gli atti vincolati, privi di margini di discrezionalità, in quanto il pericolo di parzialità è neutralizzato dalla natura stessa del provvedimento. La motivazione del provvedimento finale, che richiama i medesimi profili già evidenziati nella comunicazione di avvio del procedimento, è adeguata e non viola l'art. 3 della l. n. 241/1990, anche in relazione agli artt. 7, 8, 9 e 10-bis della stessa legge. Inoltre, il mancato rispetto dell'indice di fabbricabilità fondiaria e dell'altezza minima previsti dalle norme tecniche di attuazione del piano regolatore comunale e dal regolamento edilizio legittima il diniego del permesso di costruire in sanatoria, senza che rilevi la circostanza che l'intervento abbia finalità di completamento del comparto edificatorio, in quanto la normativa urbanistica non ammette deroghe per interventi dei singoli proprietari, richiedendo invece una trasformazione unitaria dell'intero comparto o edificio.