La domanda di condono edilizio presentata ai sensi della legge n. 326/2003, che risulti riferita alle medesime opere oggetto di un successivo provvedimento di demolizione adottato dal Comune ai sensi dell'art. 27 del D.P.R. n. 380/2001, impedisce l'adozione della sanzione ripristinatoria fino alla definizione della procedura condonistica, in applicazione degli artt. 38 e 44 della legge n. 47/1985 richiamati dall'art. 32 della legge n. 326/2003. Il Comune, pertanto, non può ordinare la demolizione di opere abusive oggetto di una domanda di condono edilizio ancora pendente, dovendo astenersi da ogni attività sanzionatoria fino all'esito della relativa procedura. Tale principio si applica anche alle opere realizzate in assenza di titolo in zone sottoposte a vincolo paesaggistico, non essendo la tutela del paesaggio di per sé ostativa all'applicazione della disciplina condonistica. La presentazione della domanda di condono, infatti, sospende l'esercizio dei poteri sanzionatori del Comune, il quale è tenuto a valutare la richiesta di sanatoria secondo i criteri e le modalità previsti dalla normativa in materia, senza poter procedere autonomamente alla demolizione delle opere abusive.