Cassazione penale Sez. I sentenza n. 2662 del 21 gennaio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:2662PEN

Massima

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Il mantenimento della custodia cautelare in carcere per il reato di associazione di tipo mafioso è giustificato dalla permanenza di gravi indizi di colpevolezza, desunti dalle risultanze delle intercettazioni, che non risultano venuti meno nonostante le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, le quali non hanno smentito la ricostruzione del progressivo inserimento dell'indagato nel clan ndranghetista. Le presunzioni di adeguatezza e di sussistenza delle esigenze cautelari, previste dall'art. 275 c.p.p., comma 3, operano nella fattispecie, non essendo stati acquisiti elementi idonei a superarle, anche in considerazione del protrarsi dei rapporti associativi dell'indagato almeno fino al settembre 2016. Le valutazioni dei giudici di merito in ordine all'apprezzamento delle dichiarazioni dei collaboratori e all'interpretazione delle conversazioni intercettate, in assenza di palesi illogicità o travisamenti, non sono riesaminabili in sede di legittimità, essendo riservate alla loro esclusiva competenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROCCHI Giacomo - Presidente

Dott. VANNUCCI Marco - Consigliere

Dott. BINENTI Roberto - rel. Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 20/03/2018 del Tribunale della liberta' di Catanzaro;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));
sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. PICARDI Antonietta, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Catanzaro, con il provvedimento indicato in epigrafe, rigettava l'appello proposto da (OMISSIS) avverso l'ordinanza con la quale era…

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