Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La disciplina contenuta nella Legge n. 689 del 1981 costituisce un sistema organico e compiuto che delinea un procedimento di carattere contenzioso per l'irrogazione di sanzioni amministrative, con tempi regolati in modo da non consentire il rispetto del termine breve previsto dalla Legge n. 241 del 1990, art. 2 per la conclusione del procedimento amministrativo. Pertanto, la disposizione di cui all'art. 2 della Legge n. 241 del 1990, tanto nella sua originaria formulazione quanto in quella risultante dalla modifica apportata dal D.L. n. 35 del 2005, conv. in L. n. 80 del 2005, è incompatibile con i procedimenti regolati dalla Legge n. 689 del 1981, che costituisce una disciplina speciale. Resta ferma la necessità che la pretesa sanzionatoria venga fatta valere entro il termine di prescrizione quinquennale stabilito dall'art. 28 della Legge n. 689 del 1981. Inoltre, l'inosservanza del termine di cui all'art. 2 della Legge n. 241 del 1990 non comporta l'invalidità del provvedimento sanzionatorio emesso tardivamente, poiché l'Amministrazione conserva il potere-dovere di attivarsi per il soddisfacimento degli interessi pubblici affidati alla sua cura, anche dopo la scadenza del termine.