Cassazione penale Sez. V sentenza n. 39489 del 8 ottobre 2012

ECLI:IT:CASS:2012:39489PEN

Massima

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Il reato di minacce si configura quando l'agente, con parole o comportamenti, crea nella vittima un fondato timore di subire un danno ingiusto, senza che sia necessaria l'effettiva volontà di realizzare la minaccia. La valutazione del contenuto minatorio delle espressioni utilizzate è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, il quale deve tenere conto del contesto in cui le stesse sono state pronunciate, del rapporto tra l'agente e la vittima, nonché della percezione soggettiva della persona offesa. Il giudizio di colpevolezza, fondato su una scrupolosa disamina del compendio probatorio, è incensurabile in sede di legittimità, salvo vizi di motivazione. Il termine di prescrizione del reato decorre dalla data di commissione del fatto e può essere sospeso per specifici atti del procedimento, come il giudizio di primo grado, senza che ciò comporti la declaratoria di estinzione del reato prima della sua scadenza finale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizi - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto il 26.9.2011 da:

avv. (OMISSIS), difensore di (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del Tribunale di Pistoia - sezione distaccata di Monsummano Terme del 24 maggio 2011.

Letto il ricorso e la sentenza impugnata.

Sentita la relazione del consigliere dr. Paolo Antonio BRUNO.

Sentite le conclusioni del P.G. in sede, in persona del Sostituto dr. Eduardo Scardaccione, che ha chiesto il rig…

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