Il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico organizzato di prodotti con marchi contraffatti si configura quando più soggetti, in numero superiore a tre, si organizzano stabilmente per realizzare in modo continuativo e sistematico l'approvvigionamento, la commercializzazione e la distribuzione di merce contraffatta, anche attraverso una suddivisione di compiti e ruoli, pur in assenza di una cassa comune, purché vi sia la consapevolezza e la volontà di ciascun partecipe di contribuire al perseguimento dello scopo illecito comune. L'aggravante del numero dei partecipi di cui all'art. 416 comma 5 c.p. sussiste quando l'organizzazione criminale coinvolge un numero di sodali non inferiore a dieci, essendo sufficiente che ciascun partecipe abbia consapevolezza di far parte di un gruppo di dimensioni così ampie, anche in assenza della conoscenza personale di tutti gli altri associati. La prova del reato associativo e dei reati-fine può essere desunta dalle modalità esecutive dei singoli traffici illeciti, dalla stabilità e continuità dei rapporti tra i sodali, dalla diversificazione dei compiti e dalla strutturazione di mezzi logistici, anche in assenza di una cassa comune, elementi che rivelano l'esistenza di una organizzazione criminale operante secondo uno schema unitario e finalizzato alla realizzazione di un programma delittuoso. La contraffazione dei marchi, ai fini del reato di cui all'art. 474 c.p., può essere accertata anche sulla base di perizie, memorie e dichiarazioni scritte provenienti dai titolari dei diritti di proprietà industriale, senza necessità di escussione testimoniale diretta degli autori di tali atti, quando l'imputato abbia scelto il rito abbreviato.