Cassazione penale Sez. III sentenza n. 30420 del 10 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:30420PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il possesso di beni di interesse archeologico e culturale appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato si presume illegittimo, a meno che il detentore non dimostri di averli legittimamente acquistati in epoca antecedente all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909. Anche nell'ipotesi di archiviazione del procedimento penale, grava sul richiedente la restituzione dei predetti beni sottoposti a sequestro l'onere di provare che il possesso del proprio dante causa si è verificato in epoca anteriore all'entrata in vigore della citata legge, la cui disciplina è rimasta invariata con l'introduzione del Decreto Legislativo n. 42 del 2004. Il giudice deve disporre la restituzione dei beni in sequestro al Ministero dei beni culturali ed ambientali tutte le volte che emerga il requisito della "culturalità" di tali reperti e non sussistano le prove circa la legittima provenienza degli stessi al patrimonio del soggetto privato al quale detti beni furono sequestrati, non essendo necessario che l'organo statale avanzi apposita istanza di restituzione. La qualificazione di un bene come "culturale" ai fini della sua appartenenza al patrimonio indisponibile dello Stato può desumersi dalla sua tipologia, localizzazione, rarità o altri analoghi criteri, la cui prova può essere fornita dalla testimonianza di organi della Pubblica Amministrazione o da una perizia disposta dall'autorità giudiziaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SARNO Giulio - Presidente

Dott. SOCCI ((omissis)) - Consigliere

Dott. DI STASI Antonella - Consigliere

Dott. CORBETTA Stefano - rel. Consigliere

Dott. REYNAUD ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 20/02/2018 del g.i.p. del Tribunale di Roma;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'impugnata ordinanza, il g.i.p. del Tribunale di Roma rigettava l'…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.