Il vincolo di inedificabilità relativo alla costruzione di un fabbricato in violazione della distanza prescritta dalla normativa sulla circolazione stradale (art. 26 D.P.R. 495/1992) comporta l'insanabilità dell'opera abusiva ai sensi dell'art. 33, comma 1, lett. d) della legge n. 47/1985, anche qualora il manufatto non costituisca minaccia per la sicurezza del traffico, in quanto tale vincolo risultava già imposto prima dell'esecuzione dell'intervento edilizio. Pertanto, il Comune è legittimato a respingere la domanda di accertamento di conformità ex art. 36 D.P.R. 380/2001 per il mancato rispetto della distanza minima dalla strada comunale, senza che rilevi la circostanza che in precedenti casi analoghi siano state concesse sanatorie, atteso che l'eventuale illegittimità di tali precedenti provvedimenti non può essere invocata dal privato per ottenere un trattamento ugualmente illegittimo. Inoltre, il provvedimento di diniego della sanatoria che si limiti a confermare le precedenti determinazioni sull'insanabilità dell'opera per violazione della disciplina sulle distanze stradali, senza svolgere ulteriore attività istruttoria, non integra la violazione dell'art. 10-bis della legge n. 241/1990 in quanto non costituisce un preavviso di rigetto, bensì un atto definitivo di diniego.