Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La causa sopravvenuta, ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p., idonea ad escludere il rapporto di causalità, deve avere carattere di eccezionalità e imprevedibilità, costituendo uno sviluppo del tutto autonomo e anomalo rispetto alla condotta iniziale dell'agente. Pertanto, la manovra imprudente o negligente di un soggetto, pur se concorrente con la condotta colposa dell'altro partecipe all'evento, non può essere considerata causa sopravvenuta sufficiente ad interrompere il nesso causale, in quanto rientra nella normale prevedibilità delle condotte scorrette frequenti nella circolazione stradale. L'agente che pone in essere una condotta inosservante delle regole di prudenza e diligenza, come il sorpasso vietato o la guida a velocità non adeguata, si colloca in una situazione tale da non poter evitare il verificarsi di eventi dannosi, anche se originati dalla condotta colposa altrui. Pertanto, in tali casi, il nesso causale non può ritenersi interrotto dalla sopravvenienza di una causa che, pur concorrente, non presenta i caratteri dell'eccezionalità e imprevedibilità richiesti dalla norma.