La risoluzione di un contratto preliminare di cessione immobiliare condizionata all'insediamento produttivo, per inadempimento dell'assegnatario, comporta la legittima riacquisizione da parte dell'ente concedente della disponibilità e del possesso del relativo terreno industriale, ai sensi dell'art. 63 della L. 448/1998, fermo restando il diritto dell'assegnatario di ottenere la restituzione delle somme versate, eventualmente ridotte in misura equa, in applicazione del principio di buona fede e del dovere di correttezza contrattuale. Infatti, la risoluzione del contratto preliminare per inadempimento dell'assegnatario non preclude all'ente concedente la facoltà di riacquisire la disponibilità del bene, ma impone allo stesso di restituire le somme versate, tenendo conto dell'effettivo depauperamento patrimoniale subito e del principio di proporzionalità, al fine di evitare un ingiustificato arricchimento. Pertanto, la riacquisizione del bene da parte dell'ente concedente e la restituzione delle somme versate dall'assegnatario, in misura equa, costituiscono il giusto contemperamento tra l'interesse pubblico alla riappropriazione del bene e quello privato al ristoro del depauperamento patrimoniale subito. Tale bilanciamento di interessi, nel rispetto dei principi di buona fede e correttezza, rappresenta il fondamento giuridico della fattispecie, applicabile anche a casi analoghi.