Cassazione penale Sez. V sentenza n. 3977 del 29 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:3977PEN

Massima

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Il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione non richiede l'esistenza di un nesso causale tra i fatti di distrazione e il successivo fallimento dell'impresa. Una volta intervenuta la dichiarazione di fallimento, i fatti di distrazione del patrimonio sociale assumono rilevanza penale in qualsiasi tempo siano stati commessi, anche quando l'impresa non versava ancora in condizioni di insolvenza. L'elemento soggettivo del reato è integrato dal dolo generico, ossia dalla consapevolezza che le operazioni compiute sul patrimonio sociale siano idonee a cagionare un danno ai creditori, senza che sia necessaria l'intenzione di causarlo. La perdita ingiustificata del patrimonio o l'elisione della sua consistenza danneggia le aspettative della massa creditoria ed integra l'evento giuridico sotteso dalla fattispecie di bancarotta fraudolenta. L'imprenditore è posto in una posizione di garanzia nei confronti dei creditori, i quali ripongono la garanzia dell'adempimento delle obbligazioni dell'impresa sul patrimonio di quest'ultima, sicché la diretta responsabilità del gestore di questa ricchezza per la sua conservazione è giustificata dall'integrita' della garanzia. Pertanto, la mancata dimostrazione, da parte dell'amministratore, della destinazione dei beni della società dichiarata fallita integra la prova della distrazione o dell'occultamento degli stessi. Nel caso di consumazione di una pluralità di condotte di bancarotta nell'ambito del medesimo fallimento, le stesse mantengono la propria autonomia ontologica, dando luogo ad un concorso di reati, unificati, ai soli fini sanzionatori, nel cumulo giuridico previsto dall'articolo 219, comma 2, n. 1, L.F., disposizione che non prevede, sotto il profilo strutturale, una circostanza aggravante, ma detta per i reati fallimentari una peculiare disciplina della continuazione derogatoria di quella ordinaria di cui all'articolo 81 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 2541/2013 CORTE APPELLO di CATANZARO, del 07/10/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/09/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MICCOLI GRAZIA;
Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dott. FILIPPI Paola, ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso, tranne sulla mancata motivazione sul patteggiamento di cui al capo C (374/2012), per cui chiede l'annullamento.
Per il ricorrente, l'…

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