Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 50119 del 11 dicembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:50119PEN

Massima

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MASSIMA GIURIDICA Il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990 è configurabile anche in assenza di una complessa e articolata organizzazione dotata di notevoli disponibilità economiche, essendo sufficiente l'esistenza di strutture, anche rudimentali, deducibili dalla predisposizione di mezzi, anche semplici ed elementari, per il perseguimento del fine comune, in modo da concretare un supporto stabile e duraturo alle singole deliberazioni criminose, con il contributo dei singoli associati. Il vincolo associativo può poggiare anche sul rapporto che accomuna, in maniera durevole, il fornitore di droga e gli spacciatori che la ricevono per immetterla nel consumo al minuto, sempre che vi sia la consapevolezza di operare nell'ambito di un'unica associazione e di contribuire con i ripetuti apporti alla realizzazione del fine comune di trarre profitto dal commercio di droga. Ai fini della configurabilità dell'aggravante dell'associazione armata di cui all'art. 74, comma 4, del D.P.R. n. 309/1990 è sufficiente la disponibilità di armi da parte dell'associazione, anche se non effettivamente utilizzate, essendo irrilevante che esse siano destinate esclusivamente al conseguimento degli scopi dell'associazione o possano essere utilizzate anche a scopo individuale dai singoli partecipanti, purché vi sia la prevedibilità concreta della loro disponibilità. L'accertamento della lieve entità del fatto di cui all'art. 73, comma 5, del D.P.R. n. 309/1990 implica una valutazione complessiva degli elementi della fattispecie concreta, selezionati in relazione a tutti gli indici sintomatici previsti dalla disposizione, senza che possa essere esclusa la configurabilità dell'ipotesi attenuata sulla base di singoli parametri, quali la diversa tipologia delle sostanze cedute o lo svolgimento non occasionale dell'attività di spaccio, astraendo tali elementi dalla ricostruzione fattuale nella sua interezza. La sopravvenuta declaratoria di incostituzionalità del minimo edittale di pena previsto dall'art. 73, comma 1, del D.P.R. n. 309/1990 comporta, in caso di ricorso per cassazione avverso sentenza di condanna per tale reato riconosciuto in continuazione con altro più grave, che il relativo aumento di pena calcolato ai sensi dell'art. 81 c.p. sulla base dei parametri edittali in vigore al momento del fatto e successivamente dichiarati incostituzionali, debba essere oggetto di specifica rivalutazione da parte dei giudici del merito, alla luce della più favorevole cornice edittale applicabile.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CIAMPI Francesco M. - Presidente

Dott. TORNESI ((omissis)) - Consigliere

Dott. BELLINI Ugo - Consigliere

Dott. TANGA Antonio L. - rel. Consigliere

Dott. DAWAN Daniela - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a GROSSETO il 17/08/1994;
avverso la sentenza del 20/09/2018 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANTONIO…

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