Cassazione civile Sez. Unite sentenza n. 11732 del 20 novembre 1998

ECLI:IT:CASS:1998:11732CIV

Massima

Massima ufficiale
In tema di illeciti disciplinari dei magistrati l'ampia formulazione adottata dall'art. 18 R.D.L. n. 511 del 1946 non contiene una disposizione il cui contenuto sia rimesso alla determinazione del giudice, ma, al contrario, contiene un precetto compiutamente definito nella descrizione della condotta deontologicamente vietata, seppure enunciato secondo la formula della atipicita` dell'illecito, non diversa da quella adottata in tema di illecito civile dall'art. 2043 cod. civ., ed e` pertanto da escludere che il giudice disciplinare sia chiamato dall'art. 18 R.D.L. cit. ad una funzione "paranormativa", svolgendo egli invece soltanto un`attivita` ermeneutica, nell'esercizio del compito suo proprio di applicare la legge al caso concreto stabilendo se la condotta di volta in volta considerata rientri o meno nel paradigma normativo posto dal legislatore; la suddetta attivita` ermeneutica, se pure impegnativa come in tutti i casi in cui il giudice e` chiamato all'interpretazione - applicazione di norme elastiche e di portata generale, non puo` considerarsi illegittima se coordinata con le altre norme del diritto statale (Costituzione e fonti di cui all'art. 1 delle preleggi) e neanche se fondata su fonti di diritto interne all'ordinamento della magistratura e di livello infralegislativo, quali il codice etico (di cui all'art. 58 bis D.Lgs. 3/2/93 modificato dall'art. 28 D.Lgs. n. 546 del 1993), le fonti cosiddette paranormative dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura, o i precedenti in materia della Sezione disciplinare e della Corte di Cassazione. da vedere: Sen 16/01/1998 359 sez U Civ

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