Il reato di peculato si configura quando il pubblico ufficiale, ricevuto un bene in ragione del suo ufficio, ne dispone uti dominus, appropriandosene indebitamente. Tuttavia, la mera omissione di annotazioni o protocolli previsti per la gestione di beni rinvenuti e consegnati non è di per sé sufficiente a integrare il dolo di appropriazione, essendo necessario accertare la sussistenza di una condotta di effettiva interversione del possesso e dell'elemento psicologico del reato. Pertanto, ove risulti che il pubblico ufficiale abbia successivamente recuperato il bene e provveduto alla sua restituzione, pur senza osservare le formalità previste, la sua condotta potrebbe essere ricondotta a mera negligenza o colpa, non integrando gli estremi del peculato. In tali ipotesi, il giudice è tenuto a una valutazione complessiva della condotta dell'agente, esaminando criticamente le allegazioni difensive e verificando se sussistano gli elementi costitutivi del reato, con particolare riguardo all'effettiva appropriazione del bene e all'elemento psicologico del dolo di appropriazione.