Cassazione penale Sez. V sentenza n. 47267 del 21 novembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:47267PEN

Massima

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Il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso di cui all'art. 416-bis c.p. si consuma nel momento in cui il soggetto entra a far parte dell'organizzazione criminale, senza che sia necessario il compimento di specifici atti esecutivi della condotta illecita programmata, essendo sufficiente l'adesione consapevole al sodalizio e la messa a disposizione della propria persona, in quanto idonea ad accrescere la potenziale capacità operativa e intimidatoria dell'associazione. Ai fini della configurabilità del reato, non è richiesto che il membro del sodalizio si renda protagonista di atti esecutivi del programma criminoso, essendo sufficiente che assuma o gli venga riconosciuto il ruolo di componente del sodalizio e aderisca consapevolmente al programma criminoso, in quanto tale adesione, di per sé, accresce la temibilità dell'associazione. Pertanto, la prova della partecipazione all'associazione mafiosa può desumersi anche da elementi indiziari, quali il consolidato ruolo di uomo d'onore rivestito dall'imputato, i suoi abituali rapporti con esponenti del mandamento mafioso, il suo diretto intervento per risolvere controversie tra privati, nonché la sua attività di coadiutore del capo mandamento nell'ambito delle scelte politiche e di sostegno elettorale del sodalizio. In materia di provvedimenti de libertate, il sindacato del giudice di legittimità non può estendersi alla revisione degli elementi materiali e fattuali delle vicende indagate, ivi compreso lo spessore degli indizi, né alla rivalutazione delle condizioni soggettive dell'indagato in relazione alle esigenze cautelari e all'adeguatezza delle misure, trattandosi di apprezzamenti di merito rientranti nel compito esclusivo e insindacabile del giudice che ha applicato la misura e del Tribunale con funzione di riesame. La motivazione del provvedimento che dispone una misura coercitiva è, dunque, censurabile solo quando sia priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e logicità al punto da risultare meramente apparente o assolutamente inidonea a rendere comprensibile la logica seguita dal giudice di merito. Inoltre, in ragione del titolo di reato contestato, la presunzione (relativa) di sussistenza delle esigenze cautelari di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p. può essere superata solo in caso di dimostrata inattualità di situazioni di pericolo cautelare, dovendo il giudice valutare le condotte emerse nell'ambito del procedimento cautelare, con specifico riferimento ai tentativi di condizionamento delle recenti consultazioni elettorali, espressione di un consolidato concreto rapporto di collaborazione con il capo mandamento e di controllo diretto del territorio di riferimento, permanente anche all'attualità e, dunque, espressione del perdurante pericolo di recidiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PEZZULLO Rosa - Presidente

Dott. CALASELICE Barbar - rel. Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del Tribunale di Palermo in funzione di riesame emessa in data 25/03/2019;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Calaselice B.;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Lignola F., che ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, avv. (OMISSIS)luffo, che ha concluso chiedendo l'accogliment…

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