Il creditore che agisce per il pagamento di lavori edili eseguiti ha l'onere di provare che tali opere non erano già comprese nel prezzo di vendita dell'immobile oggetto di un precedente contratto preliminare tra le parti. Spetta infatti al creditore dimostrare la fonte convenzionale del proprio credito, ovvero che i lavori eseguiti non rientravano nel corrispettivo pattuito per la compravendita immobiliare. Il mero fatto che i lavori siano stati realizzati non è sufficiente a far presumere che essi fossero extra contrattuali rispetto al prezzo di vendita, essendo tale circostanza una mera difesa del debitore e non un'eccezione in senso tecnico. Il giudice di merito ha pertanto correttamente applicato il principio dell'onere della prova di cui all'art. 2697 c.c., ritenendo che incombesse sull'attore la dimostrazione della sussistenza del proprio credito, non essendo sufficiente la sola allegazione dell'esecuzione dei lavori. Inoltre, la valutazione della credibilità dei testimoni e della genericità delle loro deposizioni rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, non integrando una violazione degli artt. 115 e 116 c.p.c., che può essere censurata in sede di legittimità solo in caso di palese illogicità o travisamento dei fatti.