Il tentativo di lesioni gravi, anche se non realizzato a causa dell'intervento delle forze dell'ordine, può integrare l'aggravante prevista dall'art. 583 c.p. quando la condotta dell'agente, per le modalità esecutive e l'intenzione manifestata, riveli la concreta possibilità di cagionare lesioni tali da comportare un ricovero ospedaliero di durata superiore ai quaranta giorni. Ciò in quanto la contestazione dell'aggravante non è preclusa dal mancato perfezionamento del delitto tentato, essendo sufficiente che la condotta realizzata e l'elemento psicologico dell'agente siano idonei a far ritenere prevedibile l'evento aggravato, a prescindere dall'effettiva verificazione dello stesso. Pertanto, la valutazione della sussistenza dell'aggravante va effettuata caso per caso, tenendo conto non solo della condotta materiale posta in essere, ma anche delle circostanze concrete che possano incidere sulla gravità delle lesioni, come le condizioni fisiche della persona offesa, senza che assuma rilievo determinante l'assenza di armi o altri oggetti atti ad offendere. Inoltre, il giudizio sulla personalità dell'imputato, desunto da elementi fattuali emergenti dal procedimento e non solo dalle precedenti condanne, può essere legittimamente considerato ai fini della valutazione complessiva della vicenda.