Cassazione penale Sez. II sentenza n. 5086 del 2 febbraio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:5086PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione si configura quando l'agente, con reiterate violenze e minacce, si rivolge alla persona offesa al fine di ottenere indebitamente la restituzione di denaro o altri beni, anche se tale scopo non viene effettivamente raggiunto. Ai fini della sussistenza del reato, non è necessario che la persona offesa sia stata effettivamente soggiogata o impaurita, essendo sufficiente che l'agente abbia posto in essere condotte idonee a determinare tale stato di soggezione, a prescindere dal concreto verificarsi dell'evento. Inoltre, il reato di tentata estorsione si distingue dalla fattispecie meno grave dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in quanto in quest'ultima ipotesi l'agente può far valere una tutela legale per ottenere il pagamento di quanto dovutogli, mentre nel caso di tentata estorsione tale legittima pretesa non sussiste. Ai fini della determinazione della pena, il giudice gode di ampia discrezionalità nel valutare i criteri di cui agli articoli 132 e 133 del codice penale, senza che tale valutazione possa essere sindacata in sede di legittimità, salvo che non risulti frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico. Parimenti, il giudizio di comparazione tra le circostanze attenuanti e aggravanti rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale deve motivare in modo sufficiente la scelta operata, senza che sia necessario un esame analitico di tutti i parametri di cui all'articolo 133 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMU Giacomo - Presidente

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - rel. Consigliere

Dott. ARIOLLI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 15/10/2015 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere FABIO DI PISA;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore che ha concluso per l'inammissibilita' dei ricorsi.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di Appello di Roma, con la sentenza del 15/10/2015, ha confermato la sentenza del Tribunale di …

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