Cassazione penale Sez. II sentenza n. 16740 del 3 maggio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:16740PEN

Massima

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Il possesso di un bene di provenienza furtiva, unitamente all'omessa o non attendibile indicazione della sua provenienza, costituisce prova sufficiente dell'elemento soggettivo del reato di ricettazione, in quanto tale comportamento è logicamente spiegabile con un acquisto in mala fede, volto ad occultare la illecita origine del bene. Pertanto, il giudice di merito può legittimamente ritenere integrato il dolo del reato di ricettazione anche in assenza di una prova diretta della consapevolezza della provenienza furtiva del bene, quando il comportamento tenuto dall'imputato sia incompatibile con la buona fede e riveli, invece, la volontà di occultare l'illecita provenienza del bene. Il controllo di legittimità della Corte di Cassazione, in tali casi, è limitato alla verifica della logicità e non contraddittorietà della motivazione adottata dal giudice di merito, senza poter sindacare la valutazione di merito dei fatti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIRENA Pietro - Presidente

Dott. GENTILE Domenico - Consigliere

Dott. FUMU Giacomo - Consigliere

Dott. TADDEI Margherita B. - Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) AM. CO. , N. IL (OMESSO);

2) FU. PA. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 260/2007 CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA, del 30/09/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/04/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DOMENICO CHINDEMI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. DI CASOLA Carlo, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

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