Il diritto all'assistenza sociale e alle prestazioni di cura per le persone con disabilità, sancito dalla normativa nazionale e sovranazionale, impone alle pubbliche amministrazioni l'obbligo di predisporre e attuare progetti individuali di assistenza, nonché di erogare i relativi benefici economici, nel rispetto del principio di non discriminazione. Tuttavia, l'accertamento della natura discriminatoria delle condotte degli enti pubblici in tale ambito è rimesso all'onere probatorio del soggetto richiedente, il quale deve dimostrare l'inadempimento o l'insufficienza delle prestazioni assistenziali fornite, nonché il carattere discriminatorio di tali omissioni o modalità attuative. Il giudice ordinario può conoscere della sola questione relativa alla natura discriminatoria delle condotte, senza poter imporre direttamente agli enti pubblici l'adozione di specifici piani di assistenza o l'erogazione di determinati benefici economici, essendo tali profili rimessi alla discrezionalità amministrativa. Pertanto, il rigetto della domanda per difetto di prova della discriminazione non comporta una violazione del principio di interpretazione conforme né un'inversione dell'onere probatorio, essendo la ratio della decisione fondata sull'assenza di adeguata dimostrazione, da parte del soggetto richiedente, dell'inadempimento o dell'insufficienza delle prestazioni assistenziali fornite.