Il tentativo di omicidio aggravato, commesso in concorso con altri, mediante atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte della vittima, è configurabile anche quando l'evento letale non si verifica per cause indipendenti dalla volontà dell'agente, come la provvidenziale reazione della vittima e l'intervento tempestivo di terzi. In tali casi, la responsabilità penale dell'imputato può essere affermata sulla base della sua confessione, unitamente alle dichiarazioni della persona offesa e di altri testimoni, purché valutate dal giudice in modo logico e coerente, anche in presenza di eventuali contraddizioni o divergenze nelle ricostruzioni fornite. Inoltre, il concorrente che abbia svolto il ruolo di "palo" durante l'aggressione, essendo a conoscenza dell'utilizzo di coltelli da parte dei complici, può essere ritenuto responsabile del reato più grave di tentato omicidio, in applicazione del principio del concorso anomalo di cui all'art. 116 c.p., qualora l'evento più grave sia stato voluto almeno nella forma del dolo alternativo, in base alla comune esperienza circa la prevedibilità di una reazione violenta della vittima.