Il conflitto di giurisdizione non sussiste quando i reati contestati al medesimo soggetto, pur avendo ad oggetto il medesimo fatto, sono caratterizzati da differenti beni giuridici tutelati e da diverse qualificazioni giuridiche, in quanto tali fattispecie criminose possono configurare un concorso reale di reati. In tali ipotesi, ai sensi dell'art. 13, comma 2, c.p.p., la competenza spetta al giudice ordinario qualora il reato comune sia più grave di quello militare, avuto riguardo ai criteri previsti dall'art. 16, comma 3, c.p.p. La diversa qualificazione giuridica data da più autorità giudiziarie ad uno stesso fatto non è di ostacolo alla rilevazione dell'insussistenza del conflitto di giurisdizione, essendo necessaria l'identità ontologica del fatto, nel senso che un unico fatto abbia dato luogo, in distinte sedi giudiziarie, ad altrettanti procedimenti, ancorché vi siano qualificazioni giuridiche dissimili. Pertanto, il giudice che riceve la denuncia di conflitto di giurisdizione è tenuto a trasmetterla immediatamente alla Corte di Cassazione, ai sensi dell'art. 30, comma 2, c.p.p., senza poterne negare l'ammissibilità, in quanto la decisione sui conflitti, anche se insussistenti, è rimessa esclusivamente alla Corte di Cassazione.