Il mancato rispetto degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, imposta dal tribunale, integra la contravvenzione di cui all'art. 9, comma 1, della legge n. 1423 del 1956, punita con la pena dell'arresto da tre mesi ad un anno, e non il più grave delitto previsto dal comma 2 della medesima disposizione, che sanziona l'inosservanza degli obblighi e delle prescrizioni inerenti alla sorveglianza speciale con l'obbligo o il divieto di soggiorno. Pertanto, il giudice non può condannare l'imputato alla pena della reclusione, essendo tenuto ad applicare la sanzione contravvenzionale prevista dal comma 1 dell'art. 9 della legge n. 1423 del 1956. Tale principio si fonda sulla necessità di rispettare il principio di legalità e tassatività della fattispecie penale, nonché di applicare la sanzione corrispondente alla specifica violazione contestata, in ossequio al canone di proporzione tra reato e pena. Inoltre, la distinzione tra le due ipotesi normative si giustifica in ragione della maggiore gravità della condotta sanzionata dal comma 2, che incide in modo più penetrante sulla libertà personale dell'individuo sottoposto alla misura di prevenzione più afflittiva.