Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La partecipazione ad un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di ricettazione, riciclaggio e altri reati-fine può essere desunta da una pluralità di elementi probatori, quali le dichiarazioni dei coimputati, le intercettazioni telefoniche e le condotte concrete poste in essere dall'imputato, anche se non emergono elementi diretti di un programma criminoso e di un vincolo associativo formalizzato. Ai fini della configurabilità del reato associativo, è sufficiente che emerga la reiterata e sistematica partecipazione dell'imputato alla realizzazione di una serie indefinita di reati, in concorso con altri soggetti, anche in contesti internazionali, dimostrando così la sua stabile adesione al sodalizio criminoso e la consapevolezza di farne parte. La circostanza aggravante della transnazionalità del reato associativo è configurabile anche quando il gruppo criminale organizzato opera in più Paesi, senza che sia necessaria la prova di una struttura formale e gerarchica. La valutazione della prova, anche indiziaria, è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, il cui sindacato in sede di legittimità è limitato alla verifica della logicità e coerenza della motivazione, senza possibilità di una nuova valutazione del materiale probatorio.