Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 5190 del 6 febbraio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:5190PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, abusando della propria qualità o dei propri poteri, induce taluno a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità, commette il delitto di induzione indebita previsto dall'art. 319-quater c.p. Tale fattispecie si differenzia dalla truffa aggravata commessa dal pubblico ufficiale in quanto, nel caso di induzione indebita, colui che dà o promette non è vittima di errore ma conclude volontariamente un negozio giuridico illecito in danno della pubblica amministrazione per conseguire un indebito vantaggio. Il reato di induzione indebita si perfeziona alternativamente con la promessa o con la dazione indebita per effetto dell'attività di induzione del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio, sicché, se tali atti si susseguono, il momento consumativo si cristallizza nell'ultimo, venendo così a perdere di autonomia l'atto anteriore della promessa e concretizzandosi l'attività illecita con l'effettiva dazione, secondo un fenomeno assimilabile al reato progressivo. Pertanto, laddove alla promessa segua la dazione del denaro, è a questo secondo momento che va ancorato il momento di consumazione finale del reato e, nel caso in cui si verifichino più pagamenti frazionati nel tempo, è all'ultimo di essi che va fatto riferimento per individuare il momento di consumazione del delitto di cui all'art. 319-quater c.p. La riqualificazione del fatto da concussione in induzione indebita non determina l'inutilizzabilità retroattiva delle dichiarazioni rese nel giudizio di primo grado dal soggetto originariamente qualificato come persona offesa e poi ritenuto concorrente nel reato, in quanto tali dichiarazioni, assunte in assenza di indizi di una sua possibile responsabilità, restano utilizzabili nei confronti dei terzi anche se nel prosieguo del procedimento l'interessato assume, in relazione agli stessi fatti diversamente qualificati, la veste di indagato o imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Presidente

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. GIORGI ((omissis)) - Consigliere

Dott. GALLUCCI Enrico - rel. Consigliere

Dott. VIGNA ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/12/2021 della Corte di appello di Napoli;
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi del ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));
sentito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha chiesto che i ricorsi vengano rigettati;
Sentiti i difensori degli imputati, Avvocato (OMISSIS) per entrambi ed Avvocato (OMISSIS)…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.