Cassazione penale Sez. II sentenza n. 14161 del 27 marzo 2018

ECLI:IT:CASS:2018:14161PEN

Massima

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La partecipazione ad un'associazione di tipo mafioso, qualificandosi come reato permanente, comporta che la valutazione delle esigenze cautelari non possa essere desunta dal solo decorso del tempo di esecuzione della misura cautelare o dall'osservanza puntuale delle relative prescrizioni, ma richieda la prova di elementi sintomatici di una effettiva rescissione del legame con il sodalizio criminale, ovvero che quest'ultimo sia stato debellato o si sia sciolto. In assenza di tali elementi, la presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p. rimane operante, non tanto per il pericolo di recidiva di futuri reati, quanto per evitare che l'indagato, ritornando in libertà, possa continuare a implementare l'operatività dell'associazione criminale di cui fa parte, anche con la sola "messa a disposizione" del proprio contributo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - rel. Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. COSCIONI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
contro l'ordinanza del 26/10/2017 del Tribunale del riesame di Napoli;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. RAGO G.;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa MIGNOLO Olga, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS) - a mezzo del proprio difensore - ha proposto ricorso per cassazione contro l'ordinanza del …

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