Cassazione penale Sez. II sentenza n. 23801 del 8 giugno 2016

ECLI:IT:CASS:2016:23801PEN

Massima

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In tema di custodia cautelare in carcere applicata nei confronti dell'indagato del delitto di associazione di tipo mafioso, l'art. 275, comma 3, c.p.p., come novellato dalla L. n. 47 del 2015, pone una presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari, che inverte gli ordinari poli del ragionamento giustificativo. Pertanto, il giudice che applica o conferma tale misura cautelare non ha l'obbligo di dimostrare in positivo la ricorrenza dei "pericula libertatis", ma soltanto di apprezzare le ragioni di esclusione, eventualmente evidenziate dalla parte o direttamente evincibili dagli atti, tali da smentire, nel caso concreto, l'effetto della presunzione. Ciò comporta che il sindacato di legittimità sulla motivazione dell'ordinanza cautelare non può spingersi ad una rivalutazione in fatto delle esigenze cautelari già congruamente e correttamente apprezzate dal giudice di merito, il quale ha evidenziato la sussistenza degli elementi indizianti a carico dell'indagato per il reato di cui all'art. 416-bis c.p. "tuttora in corso", sottolineando il permanere delle originarie esigenze cautelari e l'adeguatezza della misura massima unica idonea per presunzione di legge a contenerle. Pertanto, le questioni di legittimità costituzionale sollevate in relazione all'art. 275 c.p.p. appaiono manifestamente infondate, in quanto il legislatore ha inteso assicurare, attraverso tale presunzione relativa, la tutela di interessi di rango costituzionale quali la sicurezza e la tutela della collettività per soggetti connotati da gravi indizi di reità e per i quali sussiste un concreto ed attuale pericolo di reiterazione di gravi reati, contemperando tali esigenze con quelle afferenti la sfera personale e familiare dell'indagato.

Sentenza completa

nella causa penale promossa da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria del 2/7/2015;
sentita la relazione fatta dal Consigliere dot. ssa ((omissis));
udito il Sostituto Procuratore generale in persona del dott. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con provvedimento del 2.7.2015 il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria respingeva l'appello proposto da (OMISSIS) avverso l'ordinanza di rigetto del GUP del Tribunale di Reggio Calabria del 16/3/2015 riguardante la richiesta di sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari.
Avverso tale provvedimento propone ricorso per Cassazione l'indagato per mezzo del suo difensore il quale deduce la violazione di legge penale e processuale e la carenza di motivazione avuto riguardo alla mancata sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con qu…

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