Il diritto di impugnazione della sentenza di condanna, quale componente essenziale del diritto di difesa ex art. 24 Cost., può essere sottoposto dal legislatore a limiti di forma e di contenuto, purché ragionevoli e non arbitrari, al fine di garantire l'effettività del contraddittorio e la razionalità del sistema delle impugnazioni. L'onere di allegazione, a pena di inammissibilità dell'impugnazione, di uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall'imputato assente successivamente alla pronuncia della sentenza impugnata, introdotto dall'art. 581, comma 1-quater, cod. proc. pen., non costituisce una limitazione irragionevole del diritto di difesa, in quanto mira a rafforzare il coinvolgimento dell'imputato assente in una scelta processuale cruciale quale l'impugnazione, senza peraltro escludere rimedi correttivi come l'ampliamento del termine per impugnare e la restituzione in termini. Tale disciplina, pur determinando una differenziazione di trattamento rispetto all'imputato presente, non viola il principio di parità delle parti, attesa la peculiarità della posizione dell'imputato assente e la possibilità per il legislatore di introdurre distinzioni ragionevoli tra le parti processuali.