Il falso in dichiarazione sostitutiva di atto notorio, di cui all'art. 47 del D.P.R. n. 445 del 2000, è configurabile quando il privato attesta falsamente fatti a sua conoscenza, anche se non rientranti nell'elenco tassativo di cui all'art. 46 dello stesso decreto, purché rilevanti ai fini dell'esercizio di un'attività. L'elemento soggettivo del reato è integrato dalla consapevolezza dell'obbligo di dichiarare correttamente i fatti, anche quando la falsa attestazione sia motivata dall'intento di agevolare l'avvio tempestivo dell'attività. Ai fini dell'esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto ex art. 131-bis c.p., il giudice deve valutare in concreto l'identità di indole tra il reato contestato e gli eventuali precedenti penali dell'imputato, accertando la sussistenza di caratteri fondamentali comuni tra i diversi illeciti, senza limitarsi alla mera identità della norma violata. La motivazione sulla ricorrenza o meno di tale presupposto deve essere adeguatamente esplicitata.