Il notaio, nel redigere un atto pubblico, è tenuto a verificare la reale volontà negoziale delle parti, anche quando l'atto pubblico riproduca una precedente scrittura privata già conclusa tra le stesse. Tuttavia, tale obbligo di verifica è attenuato quando l'incarico conferito al notaio si limiti alla mera ripetizione in forma pubblica, ai fini della trascrizione, di un contratto già stipulato in precedenza tra le parti. In tal caso, il notaio è esonerato da un più approfondito accertamento dell'effettiva volontà negoziale, essendo sufficiente che egli si accerti che il contenuto dell'atto sia chiaro alle parti e che le stesse intendano sottoscriverlo. Inoltre, il notaio non è responsabile per non aver rilevato l'incapacità naturale di una parte contraente, qualora tale condizione non fosse oggettivamente riconoscibile al momento della stipula dell'atto, in assenza di elementi probatori idonei a dimostrare la sua percepibilità. La valutazione della sussistenza di tali condizioni di fatto rientra nell'ambito del giudizio di merito, non sindacabile in sede di legittimità se non per vizio di motivazione.