Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10123 del 12 marzo 2002

ECLI:IT:CASS:2002:10123PEN

Massima

Massima ufficiale
In tema di falsità personale, deve ritenersi punibile ai sensi dell'art. 495 c.p. (falsa attestazione o dichiarazione ad un pubblico ufficiale sull'identità o su qualità personali proprie o di altri) e non dell'art. 374 bis c.p. (false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria), la condotta di chi allo scopo di essere ammesso a colloquio con un detenuto, dichiari falsamente di essere legato a quest'ultimo da un rapporto di convivenza. (La Corte nell'affermare il principio, ha precisato che la tutela penale della fede pubblica deve intendersi estesa, oltre che ai connotati della persona che valgono in ogni caso ad integrare la sua identità o il suo status, anche ad ogni altro aspetto cui una determinata norma colleghi effetti giuridici).

Sentenza completa

1 - Il 19.4.00 il Tribunale di Milano ha condannato C. A., con generiche, a m. 8 rec. per il reato di cui all'art. 374 bis c.p., perché dichiarava falsamente di essere convivente con la sua ragazza S. G., detenuta nella casa circondariale di Milano. La C.A. ha accolto il motivo subordinato, con cui ha chiesto la qualificazione del fatto ai sensi dell'articolo 495 c.p., ed ha rideterminato la pena in m. 3 e gg. 15 rec.
Con il ricorso denuncia: violazione di legge - vizio di motivazione, perché il giudice d'appello ha adottato una presunzione assoluta di consapevolezza dell'imputato, facendo riferimento ai suoi precedenti penali, mentre lo status di convivente non è definito da alcuna norma del nostro ordinamento, e solo la giurisprudenza ne ha specificato gli estremi, a seconda dei casi.
2 - Il ricorso è infondato.
Sul piano degli estremi oggettivi di reato, questa Corte ha ritenuto che la locuzione "altre qualità della propria o dell'altrui pe…

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