Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12729 del 22 aprile 2020

ECLI:IT:CASS:2020:12729PEN

Massima

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Il reato di minaccia grave, di cui all'art. 612 c.p., è un reato di pericolo, per la cui integrazione è sufficiente l'idoneità della condotta minacciosa a incidere sulla libertà morale della vittima, valutata secondo un criterio di normalità e senza che sia necessario l'effettivo verificarsi di una concreta intimidazione. Pertanto, la mancata percezione di intimidazione da parte della persona offesa non esclude la sussistenza del reato, potendo al più rilevare come circostanza attenuante. Inoltre, la valutazione della gravità e dell'idoneità della minaccia deve tenere conto del contesto in cui essa è stata proferita, senza che assumano rilievo deduzioni sulla tardività della querela o sull'attendibilità della persona offesa, trattandosi di questioni di fatto precluse al giudice di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore generale presso la Corte di appello di Brescia;
nel procedimento nei confronti di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 9/07/2019 del Giudice di pace di Brescia;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Calaselice B.;
udita la requisitoria del Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, LOY M. F., che ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio;
udito il difenso…

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