Il giudice di legittimità, nel valutare la motivazione della sentenza di merito, non può riesaminare autonomamente gli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, ma deve limitarsi a verificare la coerenza logico-argomentativa del percorso motivazionale seguito dal giudice di merito, salvo che questo non risulti affetto da manifesta illogicità o apoditticità. Pertanto, il sindacato di legittimità sulla valutazione della prova testimoniale e sulla credibilità dei testi è circoscritto al solo controllo della congruità e logicità della motivazione, senza possibilità di una nuova e diversa valutazione degli elementi probatori. Inoltre, la deduzione della violazione di norme processuali, come l'art. 192 c.p.p. sulla valutazione della prova, è inammissibile in sede di ricorso per cassazione, in quanto tale vizio non è espressamente sanzionato con nullità, inutilizzabilità, inammissibilità o decadenza, ai sensi dell'art. 606 c.p.p. Infine, il diniego dell'attenuante della lieve entità, pur se succintamente motivato, è legittimo laddove risulti coerente con la reiterazione delle condotte antigiuridiche accertate.