Il reato di diffamazione aggravata mediante diffusione telematica di un filmato erotico privato sussiste anche qualora l'imputato abbia riferito alla persona offesa di averlo diffuso per mero errore, in quanto la valutazione della credibilità della persona offesa e della spontaneità delle sue dichiarazioni, nonché l'accertamento dell'elemento soggettivo del dolo, rientrano nell'esclusiva competenza del giudice di merito, il cui apprezzamento non può essere sindacato in sede di legittimità se sorretto da motivazione logica e coerente con le risultanze processuali. Inoltre, la mancata giustificazione da parte dell'imputato circa la diffusione del filmato, unitamente alla mancata richiesta di spiegazioni alla persona offesa, costituiscono elementi idonei a suffragare la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di appello. Infine, la prova della responsabilità dell'imputato può essere validamente desunta dalle dichiarazioni della persona offesa, anche ove queste non siano corroborate da ulteriori riscontri esterni, purché siano caratterizzate da coerenza intrinseca e precisione, e non risultino smentite da altri elementi probatori.