Cassazione penale Sez. II sentenza n. 31933 del 23 luglio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:31933PEN

Massima

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Il delitto di estorsione si configura quando la condotta violenta o minacciosa dell'agente, finalizzata all'ingiusto profitto, risulta sproporzionata rispetto alla pretesa di far valere un proprio diritto, non potendosi ritenere integrato il meno grave reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Ciò in quanto, nel delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, la condotta violenta o minacciosa è strettamente connessa alla finalità dell'agente di far valere il preteso diritto, rispetto al cui conseguimento si pone come elemento accidentale, mentre non può consistere in manifestazioni sproporzionate e gratuite di violenza. Pertanto, qualora le minacce siano tali da risultare assolutamente sproporzionate rispetto all'ipotetica pretesa dell'agente, deve ritenersi che la coartazione dell'altrui volontà sia finalizzata a conseguire un profitto ex se ingiusto, configurandosi il più grave delitto di estorsione. Ciò anche nel caso in cui l'agente agisca nella ragionevole, ma erronea, convinzione di esercitare un proprio diritto, atteso che il concorso di altri soggetti nell'attività minacciosa esclude la possibilità di ritenere integrato il meno grave reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETTI Ciro - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. FIANDANESE Franco - Consigliere

Dott. MANNA Antonio - rel. Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS);

avverso la sentenza 8.3.12 della Corte d'Appello di Roma;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita in pubblica udienza la relazione del Consigliere Dott. Antonio Manna;

udito il Procuratore Generale nella persona del Dott. Mario Fraticelli, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con sentenza 8.3.12 la Corte d'Appello di Roma, esclusa l'aggravante delle piu' presone riunite, riduceva…

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