Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24316 del 5 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:24316PEN

Massima

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Il concorso di persone nel reato associativo non richiede necessariamente la prova di un vincolo organizzativo stabile e strutturato, essendo sufficiente la dimostrazione di un accordo finalizzato alla commissione di una pluralità di delitti, anche se non caratterizzato da una rigida ripartizione di compiti e ruoli. Ai fini della configurabilità del reato di truffa, l'idoneità dell'artificio e del raggiro a indurre in errore la persona offesa non è esclusa dalla mancanza di diligenza di quest'ultima, in quanto tale requisito assume rilevanza solo nell'ipotesi di tentativo, mentre nel caso di reato consumato l'idoneità è in re ipsa. Il diniego delle attenuanti generiche può essere adeguatamente motivato sulla base di elementi quali la tendenza alla commissione di reati, la stabilità e la durata della condotta criminosa, nonché la mancata credibilità di una parziale ammissione dei fatti, quando questa appaia finalizzata a escludere la sussistenza del delitto associativo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antoni - Consigliere

Dott. DE MARCHI ALBENGO P - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1956/2011 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 21/02/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 01/04/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO GIOVANNI DEMARCHI ALBENGO;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, Dott. PINELLI Mario ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso e in subordine il rigetto;

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