Il delitto di devastazione di cui all'art. 419 c.p. sussiste quando si pongano in essere, con qualsivoglia modalità, azioni produttive di rovina, distruzione o danneggiamento complessivo, indiscriminato, vasto e profondo di una notevole quantità di cose mobili o immobili, tale da determinare non solo il pregiudizio del patrimonio di uno o più soggetti e il danno sociale conseguente alla lesione della proprietà privata, ma anche l'offesa e il pericolo concreti dell'ordine pubblico, inteso come buon assetto o regolare andamento del vivere civile, cui corrispondono, nella collettività, l'opinione e il senso della tranquillità e della sicurezza. L'elemento soggettivo del delitto di devastazione sussiste quando l'agente, oltre a rappresentarsi e volere la condotta distruttiva da lui posta in essere, abbia anche percepito che tale condotta si inserisce in un contesto che la rende concausa di un evento di devastazione, indipendentemente dal fatto che questo fosse o meno il fine da lui perseguito. Ai fini della configurabilità del dolo di devastazione, non è sufficiente la generica partecipazione ai disordini, essendo invece richiesto un contributo, di ordine materiale o ideale, all'azione distruttiva nel suo complesso, anche eventualmente per quella sola parte che, in quanto collegata con il fenomeno complessivo, è causa efficiente dell'evento di devastazione. Pertanto, colui che coopera volontariamente all'organizzazione di una manifestazione non autorizzata, acquistando gli strumenti che avrebbero dovuto essere impiegati nella tenzone con le forze dell'ordine, e successivamente partecipa attivamente alla manifestazione, ponendosi alla testa del corteo in sostituzione di chi lo aveva guidato sino all'intervento della polizia, può essere ritenuto responsabile del delitto di devastazione, qualora emerga la sua consapevolezza che i suoi rispettivi contributi hanno agevolato l'attuazione di un proposito criminoso che, già dalla sua insorgenza, contemplava e comprendeva il ricorso a cruenti e diffusi danneggiamenti. Al contrario, colui che, in una fase avanzata dell'azione illecita, quando la violenza cieca e indiscriminata si era già abbattuta su una miriade di edifici pubblici e privati, danneggia un'istituzione pubblica estranea all'antefatto, dimostra la piena consapevolezza della portata assunta dal raduno e la volontà di contribuire alla devastazione, integrando così il delitto di cui all'art. 419 c.p.