Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità in materia di pianificazione urbanistica, può sottoporre un'area privata a un vincolo espropriativo finalizzato alla realizzazione di standard urbanistici, senza che ciò comporti l'obbligo di prevedere contestualmente l'indennizzo a favore del proprietario. Tuttavia, tale vincolo, pur rientrando nella conformazione della proprietà privata, assume natura espropriativa quando determina una limitazione delle facoltà edificatorie tale da creare un collegamento diretto tra la perdita subita dal proprietario e il vantaggio conseguito dall'amministrazione e dai proprietari delle aree vicine. In tal caso, il proprietario ha diritto all'indennizzo, la cui quantificazione è rimessa alla competenza del giudice ordinario. La natura espropriativa del vincolo permane fino a quando non intervenga una nuova pianificazione che lo trasformi in un vincolo conformativo, come avvenuto nel caso di specie con la variante urbanistica del 2007 che ha classificato l'area come ambito pedecollinare di salvaguardia ambientale. Pertanto, il proprietario ha diritto all'indennizzo solo per il periodo in cui il vincolo ha avuto natura espropriativa, senza che possa essere riconosciuto un risarcimento del danno ulteriore, in assenza di elementi che ne dimostrino l'esistenza e la quantificazione.