Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 15574 del 18 aprile 2011

ECLI:IT:CASS:2011:15574PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il possesso di beni altrui, anche se motivato dalla pretesa di un credito, non legittima l'uso di minacce o la ritenzione indebita di oggetti di proprietà della parte offesa. Il reato di violenza privata si configura quando l'agente, per ottenere la soddisfazione di un proprio diritto, costringe la vittima a subire atti o comportamenti contro la sua volontà, mediante l'impiego di minacce o violenza. Ciò vale anche nel caso in cui l'agente ritenga di vantare un credito nei confronti della vittima, non potendo in tal modo farsi giustizia da sé e imponendo alla controparte una sorta di atipica "soluti retentio". Il giudice, nel valutare la sussistenza del reato, deve accertare l'effettiva esistenza di un comportamento costrittivo, idoneo a limitare la libertà di autodeterminazione della vittima, indipendentemente dalla fondatezza della pretesa creditoria fatta valere dall'imputato. La querela della parte offesa, anche se presentata in un momento successivo all'inizio del procedimento, deve essere acquisita agli atti, in quanto atto propulsivo dell'azione penale, senza che ciò determini alcuna violazione del contraddittorio, trattandosi di un adempimento doveroso per il giudice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO ((omissis)) del 25/03/2 -

Dott. GARRIBBA ((omissis)) SENTE -

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. Consigliere N. -

Dott. LANZA ((omissis)) REGISTRO GENER -

Dott. FAZIO ((omissis)) rel. Consigliere N. 31688/2 -

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Zo. Lu. ;

avverso la sentenza del 18 febbraio 2009 della Corte di Appello di Firenze;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. FAZIO ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. D'ANGELO Giovanni, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.