Il falso commesso mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione, al fine di ottenere indebitamente un contributo pubblico, integra il reato di falso ideologico, anche qualora l'autore abbia esibito un documento di identità attestante una diversa nazionalità, in quanto tale documento è diretto all'identificazione personale e non alla verifica della cittadinanza, requisito essenziale per l'erogazione del beneficio. L'esibizione del documento di identità non esclude la configurabilità del reato di truffa, in quanto l'autocertificazione mendace, pur accompagnata dalla presentazione di un documento, è idonea a indurre in errore l'ente erogatore circa il possesso dei requisiti richiesti per l'ottenimento del contributo, realizzando così gli elementi oggettivi e soggettivi del reato. L'introduzione nel codice penale dell'art. 316-ter c.p. ha ampliato la punibilità delle condotte truffaldine in danno dello Stato e dell'Unione europea, rendendo applicabile tale norma anche a ipotesi di mera percezione indebita di erogazioni, a prescindere dalle modalità attraverso cui essa è attuata, in ragione del carattere sussidiario e residuale di tale fattispecie rispetto al reato di truffa aggravata.