Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'invasione non autorizzata del terreno di gioco durante una manifestazione sportiva, finalizzata a entrare in contatto fisico con la tifoseria locale, integra il reato di cui all'art. 6-bis, comma 2, della Legge n. 401 del 1989, anche in assenza di una prova specifica del pericolo concreto per le persone, essendo sufficiente che la condotta si sia svolta in un contesto violento. Inoltre, l'utilizzo di un'asta di bandiera come strumento contundente per fronteggiare le forze dell'ordine intervenute a contenere la situazione di turbativa dell'ordine pubblico, integra il reato di cui all'art. 4 della Legge n. 110 del 1975, a prescindere dal fatto che l'oggetto non sia stato effettivamente impiegato come arma. Il riconoscimento dell'imputato da parte degli agenti di polizia, anche se non precedentemente noto alle forze dell'ordine, costituisce prova sufficiente ai fini dell'affermazione della sua responsabilità penale, senza che sia necessario indicare nel dettaglio le modalità con cui è avvenuta l'identificazione. Infine, la consapevolezza della qualità di pubblico ufficiale dell'agente di polizia aggredito non è necessaria ai fini della configurabilità del reato di violenza o resistenza a pubblico ufficiale, essendo sufficiente che l'intervento di quest'ultimo fosse doveroso e pienamente riconoscibile in tale veste nel contesto della manifestazione sportiva.