Il ricorso amministrativo diviene improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse della parte ricorrente, quando, nel corso del giudizio, vengono meno le ragioni che hanno determinato l'originaria proposizione del ricorso, in assenza di un interesse attuale e concreto alla decisione. In tali ipotesi, il giudice amministrativo è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso, con compensazione delle spese processuali, in considerazione della sopravvenuta carenza di interesse della parte ricorrente. Tale principio trova applicazione anche nel caso in cui il ricorso non sia stato iscritto a ruolo per oltre cinque anni, in assenza di istanza di fissazione d'udienza, e la parte ricorrente abbia successivamente riattivato il giudizio ai sensi dell'art. 82 c.p.a., senza che nel frattempo siano intervenuti elementi idonei a reintegrare l'interesse originario. La declaratoria di improcedibilità per sopravvenuto difetto di interesse, con compensazione delle spese, rappresenta pertanto la pronuncia dovuta dal giudice amministrativo in siffatte circostanze, in ossequio ai principi di economia processuale e ragionevole durata del processo, nonché al divieto di pronunciare decisioni meramente dichiarative in assenza di un interesse attuale e concreto della parte ricorrente.