Il giudice, nell'esercizio del proprio potere di correzione di errori materiali contenuti in una sentenza, può rettificare il dispositivo della stessa, qualora risulti evidente che il contenuto dispositivo non corrisponda alla reale volontà espressa nella motivazione. Tale potere di correzione, previsto dagli articoli 380-bis e 391-bis del codice di procedura civile, consente di adeguare il dispositivo al contenuto della motivazione, al fine di assicurare la coerenza interna della pronuncia e la corrispondenza tra il decisum e le ragioni poste a suo fondamento. La correzione dell'errore materiale non comporta una modifica della sostanza della decisione, ma mira unicamente a ristabilire la conformità tra il dispositivo e la motivazione, garantendo l'integrità e la chiarezza del provvedimento giurisdizionale. Il giudice, nel procedere alla correzione, deve limitarsi a rettificare l'errore materiale senza alterare il contenuto essenziale della pronuncia, nel rispetto del principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.