Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 8377 del 2 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:8377PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle sue funzioni, abusa della propria posizione per acquisire indebitamente beni o utilità a fini personali, commette il delitto di corruzione, anche qualora il suo apporto sia meramente passivo o di mera presenza, purché consapevole e volontario. Tali condotte, caratterizzate dall'approfittamento e dall'eccentricità delle procedure seguite rispetto ai normali controlli, integrano altresì il delitto di falso ideologico nella redazione di verbali e relazioni di servizio finalizzati a giustificare l'illecito operato. Inoltre, la formazione di false dichiarazioni spontanee di terzi, volte a incolpare ingiustamente altri soggetti, configura il delitto di calunnia, a prescindere dalla presenza fisica del pubblico ufficiale al momento della verbalizzazione, essendo sufficiente la sua consapevolezza e volontarietà nell'indirizzare l'azione calunniosa. Il giudice di legittimità non può sindacare la valutazione di merito operata dai giudici di merito in ordine alla ricostruzione fattuale e all'accertamento della responsabilità, se la motivazione risulta logica, coerente e immune da vizi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - rel. Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ma. Al. Vi. ;

avverso la sentenza del 12 febbraio 2010 della Corte di Appello di Napoli;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Anna Maria Fazio;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Fraticelli Mario, che ha concluso chiedendo declaratoria di inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza del 12 febbraio 2010, la Corte …

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