Il giudice di pace è legittimato a condannare l'imputato al risarcimento del danno in favore della parte civile, anche in forma generica, e tale statuizione rende la sentenza appellabile da parte dell'imputato, in deroga alla regola generale che prevede il ricorso per cassazione avverso le sentenze del giudice di pace. Ciò in quanto la condanna al risarcimento del danno, anche se generica, è strettamente connessa all'accertamento della responsabilità penale dell'imputato, di cui costituisce una diretta conseguenza ai sensi dell'art. 185 c.p. Pertanto, l'impugnazione della sentenza di condanna penale implica necessariamente anche l'impugnazione della statuizione civile, senza che sia necessario un'espressa denuncia di vizi inerenti a quest'ultima. Il principio di interpretazione della reale volontà dell'istante impone inoltre di ritenere che, anche ove il ricorso fosse stato proposto per saltum ai sensi dell'art. 569 c.p.p., esso debba comunque essere convertito in appello, in presenza di un vizio di motivazione denunciato in relazione alla valutazione della credibilità della parte lesa e all'insussistenza di una causa di giustificazione.