La natura fidefaciente di un atto pubblico redatto da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni deve essere espressamente contestata nell'imputazione, non essendo sufficiente la mera menzione della tipologia di atto oggetto della condotta di falso. L'aggravante della fidefacienza di cui all'art. 476 cpv. c.p. non può essere ritenuta in assenza di una specifica contestazione, in quanto essa attiene a una valutazione di tipo interpretativo sulla capacità dell'atto di fare piena prova fino a querela di falso. In caso di mancata contestazione di tale aggravante, il reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico fidefaciente deve essere ricondotto alla fattispecie base di cui all'art. 479 c.p., con conseguente applicazione del termine prescrizionale ordinario. Pertanto, il giudice è tenuto ad annullare senza rinvio la sentenza di condanna per essere il reato estinto per prescrizione, salvo che non emergano in modo assolutamente non contestabile gli elementi idonei ad escludere l'esistenza del fatto, la commissione dello stesso da parte dell'imputato e la sua rilevanza penale.