Il dolo diretto, nella sua manifestazione come dolo alternativo, è configurabile nel tentato omicidio quando l'agente, pur non avendo come fine primario la morte della vittima, prevede e accetta come possibile conseguenza della propria condotta violenta il verificarsi dell'evento letale, senza che rilevi l'entità delle lesioni effettivamente cagionate, la modalità di utilizzo dell'arma o l'interruzione volontaria dell'azione delittuosa. L'attenuante della provocazione, invece, non è riconoscibile quando il comportamento del pubblico ufficiale, pur non essendo privo di asprezze, non presenta connotati di ingiustizia oggettiva tali da giustificare una reazione ritorsiva dell'imputato. Infine, la procedura di correzione di errore materiale ex art. 130 c.p.p. è ammissibile solo per rimediare a una disarmonia tra la formale espressione di una decisione e il suo reale contenuto, essendo preclusa ove la correzione si risolva nella sostituzione o nella modificazione essenziale della decisione, come nel caso di una modifica in peius della pena inflitta.