Il contratto di appalto può essere risolto per sopravvenuta impossibilità di esecuzione dell'opera, ai sensi dell'art. 1672 c.c., quando l'esecuzione dei lavori commissionati risulti impedita da circostanze oggettive e non imputabili alla responsabilità di alcuna delle parti contraenti. In tal caso, il committente è tenuto a corrispondere all'appaltatore un equo indennizzo, determinato in base ai criteri di cui all'art. 1672 c.c., senza che possa essere addebitata a quest'ultimo alcuna responsabilità per l'interruzione dei lavori. L'obbligo di diligenza e buona fede nell'esecuzione del contratto impone al committente di assicurare all'appaltatore la possibilità giuridica e concreta di eseguire i lavori, ottenendo le necessarie autorizzazioni e rimuovendo gli ostacoli sopravvenuti; il mancato adempimento di tali obblighi integra un grave inadempimento contrattuale, con conseguente risoluzione del contratto e risarcimento dei danni in favore dell'appaltatore. Tuttavia, ove il committente abbia ottenuto previamente le autorizzazioni necessarie, la successiva revoca di tali provvedimenti da parte della pubblica amministrazione, per ragioni non imputabili al committente, determina una sopravvenuta impossibilità di esecuzione dell'opera, con conseguente diritto dell'appaltatore al solo indennizzo e non al risarcimento dei danni.