Cassazione penale Sez. V sentenza n. 17085 del 23 aprile 2015

ECLI:IT:CASS:2015:17085PEN

Massima

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Il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione sussiste quando l'amministratore di una società fallita ha distratto, sottraendole al patrimonio sociale, somme di denaro o altri beni aziendali, creando una situazione di concreto pericolo per le ragioni della massa dei creditori, a prescindere dall'effettivo pregiudizio da essi subito e indipendentemente dalla consapevolezza dello stato di insolvenza dell'impresa. La distrazione può realizzarsi anche attraverso la cessione di un ramo d'azienda a prezzo incongruo, che determini una dispersione dell'avviamento e del patrimonio aziendale. Ai fini della configurabilità del reato, non rileva che parte delle somme distratte siano state successivamente restituite, in quanto l'illecito si consuma con la fuoriuscita di risorse dal patrimonio sociale, senza contropartita. Inoltre, il dolo del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione è di tipo generico, essendo sufficiente la coscienza e volontà di compiere gli atti distrattivi, a prescindere dalla finalità perseguita dall'agente. Quanto al reato di bancarotta fraudolenta documentale, esso sussiste quando l'amministratore, al fine di ostacolare la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società, ha tenuto una condotta fraudolenta nella redazione e conservazione delle scritture contabili, anche attraverso l'esposizione di fatti materiali non rispondenti al vero. In tali ipotesi, l'elemento soggettivo del reato non si esaurisce nella mera consapevolezza dell'alterazione documentale, ma richiede la specifica finalità di impedire o ostacolare la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari. Infine, il reato di bancarotta preferenziale si configura quando l'amministratore, in prossimità del fallimento, ha effettuato pagamenti o altre operazioni che hanno procurato a taluni creditori un ingiusto vantaggio a danno degli altri, determinando così un pregiudizio per la par condicio creditorum. In tali casi, l'elemento soggettivo del reato è integrato dalla consapevolezza dello stato di insolvenza della società e dalla volontà di favorire alcuni creditori a discapito degli altri.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriel - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1735/2010 CORTE APPELLO di BOLOGNA, del 18/12/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 11/12/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GABRIELE POSITANO;

Il Procuratore generale della Corte di Cassazione, ((omissis)) conclude chiedendo il rigetto del ricorso;

Per il ricorrente e' presente l'Avvocato (OMISSIS), il quale chiede l'accoglimento del ricor…

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